“In un deserto infuocato e senza luoghi in cui nascondersi, il Neghev, una giovane beduina nell’estate del 1949 viene catturata, stuprata, uccisa e sepolta nella sabbia da un manipolo di soldati israeliani. Intorno c’è caldo e silenzio e tanta tanta siccità. Venticinque anni dopo una giovane di Ramallah (probabilmente l’autrice stessa) cerca ostinatamente i dettagli di questo atroce misfatto. Questa ragazza è nata il giorno stesso di quel brutale episodio e per lei investigare è diventata un’ossessione. L’autrice sviluppa magistralmente le due narrazioni. La prima è quella dell’efferato omicidio, portato a termine senza un perché (lo si può confondere col caldo torrido del deserto). La seconda narrazione, più febbrile, racconta l’ossessione della ricerca del perché e del percome sia avvenuto l’omicidio ed evoca, in trasparenza, un presente che non può prescindere da ciò che è stato. Leggere questo libro è faticoso per la ridondanza dei suoi passaggi ma va letto per conoscere com’è la vita nella Palestina occupata e per capire quanto sia difficile riunire i frammenti di una narrazione che è rimasta nelle pieghe della storia. Adania Shibli avrebbe dovuto ricevere un premio alla fiera del libro che si è svolta a Francoforte nell’ottobre del 2023 ma la cerimonia è saltata a causa di Hamas e Israele. Quando abbiamo smesso di saper distinguere i piani?

Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma