La Casa delle donne di Parma porta con sé un percorso nato nel febbraio 2019, da un piccolo gruppo di donne e di amiche che ha cominciato a chiedersi per cosa valesse la pena impegnarsi in questo mondo così annichilito e intriso di sessismo, dove poter convogliare il tempo e le energie faticosamente strappate a lavoro e famiglia.
È un percorso nuovo ma che viene da lontano, iniziato dalle donne che ci hanno precedute e che prima di noi hanno saputo aprire gli usci delle loro case, trasformandole da spazi di cura e accudimento a luoghi di lotta e di nuova consapevolezza, da camere intime e private a luoghi dove il loro agire ha assunto una connotazione pubblica e politica.
Anche a Parma, già 35 anni fa, alcune donne avevano provato ad immaginare la città come un luogo in cui i tempi, i saperi e le competenze delle donne potessero essere liberati per generare una diversa e più elevata qualità della vita. E noi vorremmo ripartire anche da lì. Da un passato che ci appartiene e che rivendichiamo e che è la base per il nostro progetto politico.
L’idea di una Casa delle donne ci è parsa una risposta straordinaria: un impegno capace di lasciare sedimenti concreti nel tempo e che può essere portato avanti da donne anche molto diverse tra loro, per età, per storia personale, per cultura, per tempo, capacità, saperi, energie, formazione.
Un luogo femminista e trans femminista, che sia delle donne ‒ etero, lesbiche, trans, transgender, precarie, antirazziste, dissidenti ‒ e per le donne, pensato in una società che è ancora palesemente degli uomini e per gli uomini.
Un luogo che può essere tante cose insieme: incontro, solidarietà, aiuto, divertimento, riconoscimento, complicità, condivisione, leggerezza, profondità, confronto, ascolto, consapevolezza, liberazione e in cui ogni donna possa esprimere le proprie competenze o il proprio desiderio di creare uno spazio a propria misura.
La nostra Casa non escluderà gli uomini. Sarà aperta e inclusiva, con spazi femminili protetti, ma anche con attività e iniziative rivolte a tutte le persone, di qualunque genere esse siano. Perché, per noi, il femminismo non è la lotta delle donne contro gli uomini, ma la lotta contro una cultura – quella patriarcale – che ci ingabbia tutti e tutte, contro il sessismo, contro le discriminazioni di genere. Una lotta che, o diventerà tale anche per gli uomini, o non sarà mai vinta. Una lotta che è trasversale e intersezionale e che racchiude in sé tutte le altre. La libertà delle donne libera tutti è lo slogan del nostro striscione, quello con cui scendiamo in piazza l’otto marzo e in tutte le altre occasioni.
Il cammino che abbiamo alle spalle ci ha trasformate da gruppo di amiche a un’assemblea sempre più vivace e frequentata, all’interno della quale sono nati gruppi autonomi di lavoro che hanno generato eventi, incontri e serate di riflessione e confronto.
Ci siamo costituite in associazione per poter dialogare con enti che potrebbero metterci a disposizione uno spazio e ora abbiamo un obiettivo prioritario: tesserare quante più persone possibili e raccogliere l’adesione ideale del mondo associativo, per dimostrare che una Casa delle donne non è un luogo per poche, ma uno spazio fortemente voluto da un bel pezzo di città che ne sente la necessità e l’urgenza.
Ora il nostro impegno sarà quella di aprire la nostra Casa e di trasformarla in un luogo di lotta, di complicità e di bellezza, perché come Rupi Kaur nella sua bellissima poesia vogliamo lasciare alle altre donne un approdo e un’opportunità.
Mi reggo in piedi/sui sacrifici/di milioni di donne prima di me/pensando/cosa posso fare/per rendere più alta questa montagna/in modo che le donne dopo di me/vedano più lontano.