La maternità è un tema centrale per la regista Maura Delpero. Lo è in VERMIGLIO, il film con il quale ha vinto il Leone d’Argento all’ultimo Festival del Cinema di Venezia e scelto per rappresentare l’Italia ai prossimi Oscar, e lo è in MATERNAL, il suo primo lungometraggio. Se in VERMIGLIO è il pianto dei neonati a fare da colonna sonora agli eventi che scuotono la comunità di un paese della Val di Sole alla fine della seconda guerra mondiale, in MATERNAL lo squilibrio è dato dall’arrivo di Suor Paola in un istituto per ragazze madri di Buenos Aires. Le ospiti dell’istituto sono poco più che bambine, inevitabile che il loro rapporto con la maternità sia complicato. Per Fati, madre di Michael e con un altro figlio in arrivo si tratta di un amore corrisposto, per Lu, invece, la figlia Nina è un impedimento. Suor Paola le incontra poco prima di prendere i voti perpetui e per lei, quella che doveva essere la scelta di praticare un amore diffuso viene messa fortemente in discussione dal rapporto speciale che si crea con Nina nel momento in cui la madre scompare. In un contesto tutto femminile, ai margini di una città dove per tante vivere è difficile, la scelta della regista è quella di indagare il tema della maternità nei suoi aspetti meno pacificati. Non è facile essere madri, sembra dirci, ma non è facile neppure, in certe circostanze, non esserlo.
A Venezia, nel ritirare il premio, Delpero, sottolineando le difficoltà incontrate durante le riprese nel dover conciliare il lavoro e l’essere madre di una bimba piccola, ha detto: “Mi auguro che la società, che si riproduce attraverso i nostri corpi, inizi a sentire questo problema come suo e non lasci sole le donne”.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma