Le donne entrano in magistratura per la prima volta nel ‘63, in seguito all’abrogazione della Legge 1176 del 1919, che le escludeva da tutti gli uffici pubblici. Avvocato, giudice, magistrato. Tre sostantivi maschili per cui il corrispettivo femminile non è nemmeno contemplato. Paola Di Nicola, attualmente giudice presso il tribunale penale di Roma, intreccia la parte biografica con l’evoluzione storica legata all’ammissione delle donne in magistratura. Una riflessione sui pregiudizi ancora oggi esistenti persino presso le dirette interessate. Idee radicate di cui restano vittime le donne stesse, come accade anche all’autrice quando, durante l’interrogatorio di un detenuto, assume istintivamente un atteggiamento paterno/patriarcale, ritenendolo più adatto ed autorevole. Poi avviene l’inizio del suo percorso di crescita che la porterà ad affermarsi come “la giudice”. La sua esperienza personale si unisce a documenti e statistiche che testimoniano come nel diritto la donna fosse, fino a pochi anni fa, ritenuta inadatta perché troppo “fatua, leggera, superficiale, impulsiva”. Questi luoghi comuni mantengono delle radici che, pur meno salde, devono ancora essere pienamente estirpate. Un libro che è un potentissimo strumento di lotta. Un racconto di passione, ostinazione e successo.
Consigliato da Patrizia della Casa delle Donne