FIGLIA DI UNA VESTAGLIA BLU di Simona Baldanzi (Alegre, 2019) [Libro]
La casa editrice Alegre, che prende il nome dalla città brasiliana che per prima ha ospitato il Forum Sociale Mondiale, nasce con l’intenzione di «sgonfiare le favole dei potenti e raccontare altre storie». Nel 2019 decide di ripubblicare “Figlia di una vestaglia blu” di Simona Baldanzi, giovane sindacalista toscana con passione letteraria che, con questo romanzo non segnato dal tempo, aveva vinto nel 2006 il Premio Miglior Esordio di Fahrenheit Radio3 Rai.
Inserito nella sezione “working class”, il libro è dedicato alla madre, la vestaglia blu del titolo, operaia della Rifle, la fabbrica di jeans che in quegli anni poteva essere paragonata nel Mugello «a quel che la Fiat era a Torino». La storia del loro rapporto e di quello che ha significato per il futuro dell’autrice, all’epoca iscritta all’Università di Firenze e alle prese con una tesi di laurea da costruire sul campo, si intreccia con la ricerca sugli operai per lo più calabresi che in quegli anni perforavano, lavorando in condizioni tutt’altro che accoglienti – lontani da casa per mesi e con pochi contatti con le persone del luogo – le montagne del Mugello per la costruzione della TAV.
Una storia con le radici ben piantate nella terra, intessuta del rapporto madre-figlia, ma anche collettiva e solidale perché non c’è nulla in questo libro, una via di mezzo tra «memoir, romanzo e inchiesta operaia», che non tenga conto dell’ambiente circostante, di chi lo abita e dei rapporti mai scontati e necessari che si instaurano tra i personaggi raccontati.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma