Femminili singolari è un saggio di Vera Gheno, sociolinguista, traduttrice e autrice.
Partendo dall’esperienza personale di gestrice dei social dell’Accademia della Crusca ha raccolto le critiche più frequenti e le ha decostruite dimostrando l’infondatezza e il maschilismo di certe convinzioni linguistiche.
Le resistenze all’uso dei nomi professionali al femminile nascono apparentemente da motivazioni linguistiche: in realtà un’analisi più approfondita svela che sono di tipo culturale.
Alcuni utenti hanno definito il femminile “antisonante, abominevole, e offensivo per la lingua Italiana”. Ma per quale motivo per alcune professioni è accettato (impiegata, cassiera, maestra) e per altre, come sindaca, avvocata, architetta, ingegnera, no?
La questione è così insidiosa che persino molte professioniste preferiscono definirsi al maschile, il femminile è considerato meno “autorevole“ e in molti casi discriminante.
L’avversione istintiva verso alcune parole, per cacofonia o per estetica, è frutto di pregiudizi e stereotipi secolari ed è priva di fondamenta razionali.
Femminili singolari è un manuale che fornisce tutti gli strumenti per smentire le argomentazioni fasulle confermando, commento dopo commento, quanto le resistenze poco abbiano a che fare con il dizionario.
“La lingua non è ‘chiacchiera’: è il mezzo che noi, in quanto esseri umani, abbiamo per decodificare la realtà. Negare che sia collegata a questioni sociali e politiche sarebbe da veri sciocchi: la lingua vive della relazione continua con ciò che deve descrivere”
“Le questioni linguistiche non sono mai velleitarie, perché attraverso la lingua esprimiamo il nostro pensiero, la nostra essenza stessa di esseri umani, ciò che siamo e ciò che vogliamo essere. La lingua non è un accessorio dell’umanità, ma il suo centro.”
Consigliato da Denise della Casa delle Donne di Parma