Che cos’è la libertà? Perché nella riflessione filosofica e cristiana ha assunto una valenza meramente interiore, contemplativa, di esilio dell’io dal mondo?
In questo breve scritto, tratto dalla più ampia raccolta “Tra passato e futuro”, Hannah Arendt opera un excursus storico per rispondere a queste domande e riporta la libertà al centro del discorso politico, di cui è la ragion d’essere. Libertà non è libero arbitrio, non si manifesta con la volontà. Libertà è politica, e non può prescindere dall’azione.
Secondo Arendt l’azione libera è un virtuosismo proprio della politica così come dell’arte, è una forza generativa che produce un “Initium”. Ogni nuovo inizio è tipicamente inaspettato, e si comporta alla maniera di un miracolo perché è in grado di inceppare gli automatismi, riuscendo contro le leggi della probabilità.
Le persone dotate del “doppio dono dell’azione e della libertà” sono dunque quelle che agiscono miracolosamente sugli eventi della storia, soprattutto in periodi bui. “E quanto più la bilancia pende verso la catastrofe, tanto più l’atto compiuto in libertà appare miracoloso”. Arendt conclude che aspettarsi “miracoli” in politica sia tutt’altro che superstizioso, è anzi realistico.
Questo saggio consegna un’incoraggiante riflessione che guarda al futuro: essere liberз vuol dire avere cuore e mente in (rel)azione con il mondo e agirvi sorprendentemente, contro ogni aspettativa, trasformandone le sorti.
Consigliato da Martina della Casa delle donne di Parma