Lo sport visto attraverso le storie di donne musulmane con una carriera sportiva eccezionale: Ramla Ali, Khalida Popal, Asma Elbadawi e Hasnaa Bouyij. Donne che hanno rotto il tetto di cristallo, lottando per coniugare sport e religione, cultura e passione. Molte atlete musulmane si battono per l’autodeterminazione e per non dover scegliere tra velo e pratica agonistica. Dal basket al pugilato, dal calcio al rugby, non si tratta di vicende isolate, ma di storie di atlete diventate attiviste e punti di riferimento per le bambine di domani. Le immagini delle sportive mostrate in tv e sulla carta patinata sono di donne muscolose e senza trucco con indumenti che mettono in risalto il loro corpo atletico. Cosa accade alle donne musulmane che secondo la loro cultura, tradizione e credo religioso sono considerate rispettabili solo se seguono i criteri della modestia nel comportamento e nell’abbigliamento? Quali sono le difficoltà che devono affrontare nello sport, governato da regolamenti che, per lo più, vietano l’utilizzo dell’hijab durante le competizioni? Questo libro è un punto di partenza per una riflessione che coinvolge quasi tre milioni di persone musulmane che vivono in Italia. Una popolazione che, per motivi diversificati, ha difficoltà ad accedere ai livelli più elevati dello sport. La prefazione della ricercatrice e sociologa Sumaya Abdel Qader impreziosisce il racconto. Indossare l’hijab è un elemento che posiziona chiaramente le bambine e le donne musulmane nel discorso religioso e politico svelandone in un colpo solo caratteristiche pubbliche e private. La scrittrice mostra come le donne sono capaci di contrastare, con le proprie scelte, le dinamiche razziste e la cultura egemonica dominante. Un libro consigliato ad adolescenti e adulti.
Consigliato da Patrizia della Casa delle donne di Parma