di Elisabetta Salvini

Pubblichiamo l’intervento di Elisabetta Salvini al presidio del 25 novembre scorso, sotto i Portici del Grano a Parma (ndr).

Erri de Luca ha scritto una meravigliosa poesia per parlarci di ciò che lui considera valore: “Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto”.

E anche noi donne del comitato No Pillon – L’otto anche domani abbiamo valori di cui vorremmo parlare oggi. Noi consideriamo valore una panchina rossa e la nostra presenza sul territorio.
Consideriamo valore stare in piazza oggi e starci 365 giorni l’anno. Perché il 25 novembre non è una ricorrenza, ma un impegno concreto. Una lotta contro una società che continua a non considerare valore la vita delle donne.
Consideriamo valore le parole, se usate nel modo giusto e per questo vorrei che non venissero usate in modo ingannevole e scorretto. Vorrei che la stampa non usasse parole tossiche, aggiungendo violenza alla violenza.

Consideriamo valore l’ascolto che è attenzione, presenza. L’ascolto che non è mai giudizio, ma che è un dire “io ci sono!”, “insieme possiamo farcela”.
Consideriamo valore i luoghi dell’ascolto, dell’accoglienza, del confronto, prima tra tutti le Case delle donne e i Centri antiviolenza, ma anche i C.A.M. (i centri ascolto per uomini maltrattanti). E per questo troviamo inaccettabile, in un’Italia dove ogni anno aumentano i casi di violenza di genere, che questi luoghi vengano chiusi o che i finanziamenti per progetti vengano ridotti. C’è un gran bisogno di creare consapevolezza di rieducarci al rispetto e all’amore e le Case delle donne sono luoghi preziosi che non devono essere chiusi, ma, al contrario, dovrebbero esserne aperte nuove, in ogni città.

Consideriamo valore ogni forma di vita e ogni forma di lotta.
Consideriamo valore la vita di Hevrin Kalhaf, la giovane donne curda leader del partito siriano per il futuro, che è stata uccisa due volte dagli uomini dell’Isis e di Erdogan. Violentata prima, lapidata dopo e filmata.
Consideriamo valore la sua lotta e quella di tutte le donne curde che combattono per la loro libertà, per non essere fatte schiave dell’Isis, per non vedersi ridurre in oggetti sessuali, vendute e abusate.
Consideriamo valore la vita di Daniela Carrasco, El Mimo.
Consideriamo valore quel suo corpo di donna violato, martoriato, brutalizzato ed esposto a monito.
Consideriamo valore i corpi di tutte le donne picchiate e violentate in Cile e in ogni parte del mondo da una polizia che non rappresenta l’ordine di stato, ma la violenza di stato. Perché sappiamo che la violenza su di noi e sui nostri corpi è anche strumento politico, perché i nostri corpi sono sempre corpi sessuati e per questo violati. Più e più volte, se si può.
Consideriamo valore la vita di Daphne Galizia, la reporter di Malta, uccisa per le sue inchieste.
Consideriamo valore la vita e la lotta di Marielle Franco, fatta uccidere da Bolsonaro perché lesbica, perché femminista.
Quella di Nasrin Sotoudeh, condannata a 38 anni e a 154 frustate per aver difeso le donne iraniane che volevano ribellarsi al velo.
Quella di Almaas Elman, assassinata in Somalia perché sognava la pace e lottava per estendere a tutti i diritti umani.
Consideriamo valore la vita di Silvia Romano e la rivogliamo libera!
Consideriamo valore la vita di tutte le donne che l’hanno persa per mano di un uomo. Di tutte quelle donne che vivono paralizzate dalla paura e dal senso di colpa. Di tutte quelle annientate dalle botte, dalle minacce, dalle accuse, dalle umiliazioni.

Consideriamo valore l’amore verso noi stesse, verso i nostri sogni i nostri desideri che sono una parte preziosissima di noi e ai quali non possiamo rinunciare solo perché ce lo impone un uomo, un moroso, un compagno, un marito, un padre.
L’amore per noi stesse non è egoismo. L’egoismo è quello di chi ci vuole far sentire in colpa se ci regaliamo tempo per noi, se ci dedichiamo ad una nostra passione a un nostro interesse.
L’amore da, non chiede. L’amore rende libere e felici, non schiave e sottomesse. “Se ti ama troppo, allora non ti ama per niente” lo vorrei gridare a tutte le giovani donne che ho vicino a me. A quelle che vedo ogni mattina a scuola a quello che incontro nella mia quotidianità. Vorrei dire loro che quello che pensano essere amore, in realtà è violenza, dominio, sottomissione, controllo. “Questo non è amore” si chiama così anche il rapporto della Polizia di Stato che ci racconta che la violenza ha le chiavi di casa nell’80% dei casi!
Consideriamo valore l’uso del verbo amare nel suo significato etimologico più profondo che deriva dal latino A – MORS = senza morte.
Perché l’amore, quello vero ci lascia libere di essere, di sognare, di realizzarci, libere di VIVERE e non di MORIRE.