Vorrei ringraziare tutte le meravigliose donne e tutti voi per questa importante serata e per la visibilità e l’appoggio che questa iniziativa  sta donando alla lotta di resistenza delle donne cilene.

Le rivolte sociali cilene dell’ultimo periodo, sono il risultato di decenni di abusi e diseguaglianze estreme causate dal modello neoliberista,  istaurato a partire dalla dittatura di Pinochet.

Queste rivolte sono profondamente intrecciate alla lotta contro le discriminazioni e la violenza di genere, l’assenza di diritti e il sessismo guidata dalle femministe cilene.

Le donne stanno dando un forte contributo all’azione politica in Cile e questa forza sviluppatasi nel tempo, le consacra tra i settori più dinamici dei movimenti sociali. Per questo ieri e oggi vengono zittite con il terrore. Sono minacciate e i loro corpi sono diventati bottino di guerra, campo di battaglia.

Il Cile è uno dei paesi con il più alto tasso di violenza e diseguaglianza contro le donne in America latina. I salari femminili sono più bassi (gli uomini guadagno fino 31% in più), le pensioni più esigue, l’aborto è penalizzato e il castigo impartito dalle isapres (l’assistenza medica) che rende i servizi per la nostra salute più costosi del 179%   rispetto a quello degli uomini.

Secondo i dati del SERNAMEG (Ministerio de la Mujer y equidad de genero) solo nello scorso 2019 – sono stati commessi 46 femminicidi.  Le denunce aumentano considerevolmente ogni anno, raggiungendo oltre 100.000 solo per violenza domestica ma purtroppo meno dell’8% delle denunce si conclude con condanne o misure precauzionali effettive.  Non è un caso che VIOLADOR EN TU CAMINO sia nata in Cile…

In mezzo alla crisi sociale donne e minoranze sessuali ed etniche sono particolarmente esposte a due tipi di violenza. La prima è la violenza generale, quella che stanno subendo tutti i manifestanti in strada, quella dei carri armati con i “balines” che mirano agli occhi dei manifestanti, dei gas lacrimogeni, dei sequestri, delle torture. L’altra, è la violenza politica di genere in particolare quella sessuale, che ci riporta verso gli anni più terrificanti della nostra memoria storica… violenza esercitata da agenti di stato tramite stupri, abusi sessuali, umiliazioni, denudamenti forzati, palpazioni e molestie; strumenti attraverso i quali lo stato vuole disciplinare il corpo delle donne e delle attiviste, per imporre le norme patriarcali che le vogliono fuori dalla strada, fuori dalla politica.

Le femministe cilene individuano nell’ (in) giustizia patriarcale, quella che non le cerca quando scompaiono, che non protegge le loro vite in pericolo, che non conduce indagini serie e trasparenti quando vengono uccise ma che le punisce quando prendono decisioni sui loro corpi,  quella stessa giustizia che non crede in loro nei tribunali e nelle stazioni di polizia, lasciando liberi i trasgressori, chiudendo casi senza punire responsabili, quella stessa istituzionalità che nonostante l’urgenza delle richieste, ammette aggressori nei loro ranghi più alti per rappresentarle e prendere decisioni che le riguardano.

Nel mezzo della crisi che il Cile sta attraversando, le donne segnalano senza esitazione che quella non è solo la crisi del neoliberismo. Non è solo la crisi della politica. Non è solo la crisi della rappresentanza che con il 4,6% sostiene un presidente che non è amato nemmeno a casa propria. È anche una crisi del sistema patriarcale dinnanzi al quale non resta altra scelta che imparare a proteggersi, allenarsi a smascherarlo nei modi più creativi possibili ma soprattutto a resistere coraggiosamente.

All’interno di questo contesto “Ni una menos”: il movimento che promuove la protezione e l’organizzazione tra donne chiede il rafforzamento delle reti di protezione e organizzazione di fronte alle violenze e soprusi in Cile, ma anche in altri paesi, utilizzando lo strumento delle manifestazioni organizzate con un vasto repertorio di risorse espressive volte a costruire lo spazio pubblico per condividere socialmente il significato delle proprie istanze. Il frutto di queste azioni sta innescando un grande cambiamento sociale portando alla luce la violenza sessista che per lungo tempo è stata messa a tacere e talvolta naturalizzata.

Il successo più grande è che le donne e le ragazze ma non solo, sono incoraggiate a rompere i patti del silenzio e a denunciare, costringendo la società intera ad abbandonare la brutale omertà spingendoci tutti a riconoscere e legittimare il problema. Ciò che sta cambiando in generale, a livello sociale, è che in Cile  non ci si gira più dall’altra parte… e la cosa più bella e preziosa è che c’è un cambiamento nel rapporto con altre donne: sta crescendo la consapevolezza di avere l’una l’altra ed è questo ciò che prevale in queste marce: marciano tutte insieme nella piazza oltre alle loro differenze porque al final somos todas Las mismas!